mercoledì 12 marzo 2008

Organizzazioni di significati

Per rispondere a Francesco e parlare di questo argomento così interessante vi propongo un articolo (forse non recentissimo, mi sembra 2002) dell'Istituto di Psicologia e Psicoterapia Cognitiva Post-Razionalista. Evidentemente tanti hanno pensato che sarebbe molto interessante avere uno strumento che possa darci una misurazione dell'organizzazione prevalente così la scuola di Roma lo ha messo a punto. Mi dispiace non l'ho letto e spero di poterlo fare al più presto! L'articolo è di Angelo Picardi e Gherardo Mannino e si intitola:"Le organizzazioni di significato personale: verso una validazione empirica".

www.unipv.it/webpsyco/bacheca/materiale/liccione0607_1.pdf

Vi segnalo altro materiale interessante sull'argomento:

www.rivistadipsichiatria.it/allegati/00186_2001_04/fulltext/224-233.pdf

Forse ho invertito i link. Comunque buona lettura!

martedì 11 marzo 2008

Organizzazioni di significato

Ciao a tutti, nel mio delirio sperimentalista pensando di scoprire l'acqua calda mi sono venute in mente alcune cose che a me, personalmente, piacerebbe molto approfondire.
Il libro di Reda, la lezione di Dodet e la mia nuova curiosità per le organizzazioni di significato personale hanno solleticato il mio lato sperimentalista, e mi sono chiesto: data una così bella teoria che appare molto solida dal punto di vista clinico, perchè, se non ce ne sono già in giro, non esiste un test sul tali costrutti?
E così mi sono scervellato un poco (una grande fatica se due neuroni si devono scontrare in modo casuale) ed ho partorito questa idea: perchè non ce ne costruiamo uno? Perchè non lo testiamo, così da provare la teoria (che mi sembra molto solida)? Se esiste il Rorschach, perchè non deve esistere un Test cognitivo delle organizzazioni di significato personale?
Allora, sempre all'interno del mio delirio, pensavo a frasi che tentassero di individuare le modulazioni emotive caratteristiche delle diverse organizzazioni a cui i soggetti rispondessero sul modello delle scale Likert (1-7, assolutamente mi descrive/non mi descrive per nulla).
Tutto ciò, ritengo, andrebbe testato tanto su persone NON in terapia, quanto su persone in terapia, e poi, almeno nel secondo caso, il risultato dovrebbe essere confrontato col giudizio dato dal terapeuta.
Io penso, ma capisco che sia una idea dettata dalla mia ignoranza profonda, perciò invito tutti a correggermi, che, nonostante il fatto che il nostro stile nell'interfacciarci con il mondo esterno ed interno sia unico per ognuno di noi, esistano aree (diverse per ciascuno) nelle quali il nostro modo di conoscenza sia "dappico", "fobico", "depressivo" o "ossessivo". Cioè la nostra modulazione emotiva sia "area-specifica" a seconda del significato che noi abbiamo dato a quell'aspetto, a quella fetta di mondo. Forse è questa la base delle organizzazioni miste? Non saprei; ma sono tutte mie curiosità che ho voglia di condividere con voi, anche per avere dritte, idee, critiche e correzioni, per attivare, insomma, una discussione anche su questo tema.
Alla prossima lezione!